Irene

Non sono quasi mai stato corretto in una relazione, non ho sempre avuto degli obiettivi nella vita, il futuro su cui fare dei piani è sempre stato per me quello che viene ancora prima del futuro prossimo e di amore per qualcuno ne ho provato gran poco in questi diciott’anni.

Poi sei arrivata tu, mi hai spinto a migliorarmi sotto ogni aspetto possibile e probabilmente nemmeno con la consapevolezza di quello che stavi facendo, hai illuminato le mie giornate peggiori a forza di sorrisi e magnognole e per la prima volta nella mia vita mi hai fatto capire che amare non vuol dire per forza sforzarsi.

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Hai reso ogni singolo giorno di questi ultimi mesi un giorno migliore di quello precedente, insegnandomi valori che avevo ormai dimenticato da tempo e ricordandomi di dare il meglio in ogni occasione che capita, indipendentemente dalle circostanze. (alcuni campi vanno un po’ perfezionati ma ci siamo quasi dai).

Ti ripeto spesso che con te ho vinto il Superenalotto, ma non l’ho mai detto scherzando, sei quella possibilità su 622.614.630 di azzeccare tutti e sei i numeri vincenti e fare una vita di rendita disperso nei Caraibi, indossando le infradito fino a tatuarle sulla pianta del piede e bevendo solo ciò che viene servito dentro ad una noce di cocco.

Sei bella come un Mojito ad Agosto, sorridi in ogni momento in cui ti è concesso e trasmetti quel sorriso a chiunque ti stia anche solo lontanamente vicino, metti il cuore in tutto ciò che fai e sputi il sangue se c’è bisogno di farlo.

Dai sempre cento, anche se ricevi dieci in cambio e anche quando qualcuno ti calpesta ti rialzi senza fargli lo sgambetto, conti fino a cinque prima di agire e mi stai insegnando a farlo, (a contare fino a cinque ovviamente).

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Emis Killa diceva “sei fuori donna e dentro ragazzina” e mai frase fu più azzeccata, sai pareggiare le due facce della medaglia meglio di chiunque altro; pettinandoti i capelli con la spazzola di Rapunzel mentre mi racconti dei tuoi problemi con una consapevolezza che si addice a chi abbia vissuto almeno quindici anni in più di te.

Ti amo, amo come arrossisci se ti faccio un complimento, amo come rubi gli ingredienti dalla pentola mentre cucino, amo come parli delle persone a cui vuoi bene, amo come descrivi una partita di pallavolo e amo come ti preoccupi per me.

Amo i tuoi occhi e le tue smagliature che escono con l’abbronzatura, amo il rapporto che hai con la tua famiglia e il modo in cui ti sacrifichi per i tuoi amici, amo quando dici che sei brutta struccata credendo che sia vero e amo il fatto che canti con la stessa enfasi Ernia e la sigla delle Winx.

Ti amo.

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“Perdo il controllo e lo riprendo mentre te ne accorgi
Ormai conosco le distanze e quanto me le accorci”-Mecna

I fra 1.0

È da un bel po’ che provo a scrivere questo articolo, sfortunatamente però non trovo mai le parole per farlo, forse perché per abitudine insultarvi, piuttosto che elogiarvi, mi risulta estremamente più facile o forse siete semplicemente troppo diversi per descrivervi tutti in un articolo solo.

Ognuno di voi mi ha insegnato qualcosa di importantissimo, mi avete lasciato un pezzetto del vostro carattere con il tempo e sommando tutto ciò che mi state insegnando sto maturando come persona e come amico, cosa che sembra poco credibile lo ammetto.

Theina.

Parto da te perché ti ho già dedicato un articolo, ma non sarà mai abbastanza, ci sei da sempre e ci sarai per altrettanto tempo, ne sono più che sicuro.

Mi hai insegnato troppe cose da quando ci conosciamo, anche perché spesso prendi tu le redini della mia coscienza, che diciamocelo, non sempre funziona proprio come dovrebbe, ma la cosa più importante che sei riuscita a trasmettermi è il valore dell’amicizia.

Mi hai fatto capire quanto sia importante poter contare su qualcuno, sapere che sarà sempre pronto a sostenerti, indipendentemente da quanto non vi vedete, se avete litigato o mille altre piccolezze, mi hai fatto capire che peso può avere una sorellina sulla tua vita.

Tog.

Anni di cazzate che ricordiamo a memoria, spesso ci hanno definiti esagerati, altre volte probabilmente non ci hanno compresi, ma senza ombra di dubbio siamo sempre stati felici, come due bambini alle giostre.

Mi hai insegnato quanto sia fondamentale ridere, sempre e comunque, come la risata sia davvero la migliore delle medicine in tutte le situazioni e come per far passare la tristezza, la rabbia e l’imbarazzo basti alle volte una semplice smorfia.

Tyson.

Ti sono bastati pochi mesi per diventare una delle persone su cui faccio affidamento, sei un gigante buono, ma buono sul serio, anche perché sopportare il nano iperattivo per uno tranquillo come te non deve essere sempre così facile. (ed infatti all’inizio non era tutto così rose e fiori).

La tua tranquillità è secondo me anche il tuo pregio migliore, ti permette di pensare bene prima di agire, di fare sempre la cosa giusta e di valutarla bene prima, spesso forse pensi addirittura troppo, motivo per cui combaci perfettamente con me che non penso proprio.

Sofi

Mi hai sempre ricordato molto Sid dell’era glaciale, tanto buona e affettuosa quanto maldestra e con la testa sulle nuvole, ma nonostante tutte le prese per il culo che ti riserviamo affettuosamente rimani sempre una zolletta di zucchero.

Sei la persona più dolce che abbia mai incontrato, sempre sorridente anche quando tutto sembra andare storto, magari un giorno riuscirai ad addolcirci tutti e smetteremo di prenderti in giro per sport, ma molto probabilmente continueremo a dimostrarti affetto perculandoti.

Sergione

Ovviamente non potevo che scegliere questo capolavoro fotografico per la tua copertina, anche se i motivi per cui ti stimo sono ciò che più distante c’è da questa foto, in cui entrambi non sembriamo esattamente membri dell’aristocrazia londinese.

Nonostante ciò ti stimo proprio per la tua dedizione in tutto ciò che fai, dalla scuola al reselling, eccelli in tutto ciò che inizi e non lasci mai nulla a metà, piano piano mi stai facendo capire come la fatica alla fine venga ripagata.

Fuori luogo

Ogni tanto, ultimamente anche più spesso del solito, mi sento fuori luogo, come fossi incapace di seguire il ritmo del mondo che mi circonda, paragonabile ad una macchina ferma alla linea di partenza che viene immediatamente sorpassata da tutte le altre in griglia.

Mi sento incapace di raggiungere gli obbiettivi che mi pongo, o anche peggio, che gli altri mi pongono, alle volte per semplice pigrizia, altre per la poca costanza che mi contraddistingue e altre ancora proprio perché non ne sono in grado.

Il risultato è che spesso chi punta su di me rimane deluso, certo non sempre, ma la maggior parte delle volte mi rivelo una scommessa persa e non mantengo i risultati sperati.

Ho anche tentato di dare una spiegazione all’infinita serie di feedback mediocri che sto ottenendo nell’ultimo periodo e l’unica conclusione che sono riuscito a trarre è stata la mia totale mancanza di lungimiranza, l’incapacità di organizzarmi per trovare un ritmo o un equilibro tra hobby ed obblighi.

Quando infatti sembro avvicinarmi a quel tanto agognato equilibrio e mi predispongo alla partenza in questa maledetta gara, finisco sempre per sbagliare ad inserire la marcia, tornare in folle e dover ricominciare tutto da capo.

Tutto si muove più veloce di me, tutti sanno cosa faranno da grandi mentre io sono allo stesso bivio da qualche anno, tutti ottengono grandi risultati sportivi mentre io non riesco a trovare la costanza per raggiungerli, a scuola barcollo sempre finendo come al solito a maggio con l’acqua alla gola, eppure ancora non capisco come cazzo bilanciare tutto.

C’è qualche trucco di cui nessuno mi ha parlato? Sicuramente qualcosa che non afferro dev’esserci perché, anche solamente guardando le persone a me più vicine, sembrano tutti aver capito il gioco e riuscire ad alternare meravigliosamente sport, amici, hobby, scuola/lavoro e famiglia. (e guardandoli non sembrano proprio un gruppo di fisici nucleari con tre lauree a testa).

Ho avuto, almeno fino ad ora, una bella botta di culo, fortunatamente infatti resto uno di quelli che quando ha delle paure o delle paranoie, invece di affrontarle, le salta a piedi pari.

Questo metodo, ormai colonna portante della mia vita, è piuttosto comodo per vivere tranquilli, il problema a cui però forse non avevo pensato a sufficienza è che troppo a lungo potrei aver confuso il vivere tranquilli con il vivere felici.

E’ possibile che questo problema, a differenza di tutti quelli scomparsi con il passare del tempo, vada affrontato faccia a faccia, forse anche compiendo uno sforzo emotivo, ammettendo per altro che ciò non rientri proprio nelle mie zone di competenza.

Vi farò sapere come andrà, seguitemi per altre ricette.

I difetti

Ognuno di noi ha dei difetti, alcuni sono così visibili che li possiamo dedurre anche noi, altri ce li dicono le persone che ci circondano e altri ancora non li scopriremo mai, però l’unica certezza è che nessuno al mondo ne può essere privo.

I difetti non sono sempre negativi, hanno invece un pregio enorme conservato al loro interno, una piccola postilla di cui si parla molto poco, “sono soggettivi”. La conseguenza di questa postilla si traduce nel fatto che non tutti trovino gli stessi difetti in noi o che ci possa addirittura essere qualcuno in grado di apprezzarli come fossero pregi.

I miei sono tanti e sinceramente non penso di volerli cambiare, magari limarli un pochino, ma sicuramente non eliminarli totalmente dal mio carattere e dalla mia persona perché con il tempo sto quasi imparando ad apprezzarli, a conviverci civilmente alternando il mio dottor Jekyll con il mio mister Hyde.

Il primo è un classicone, me lo ripetono tutti i miei parenti e tutti i professori da ormai un bel pezzo: “sono immaturo”. Sono immaturo perché rido sempre per tutto, perché sono iperattivo come un bambino di sei anni in eccesso di zuccheri e soprattutto perché odio gli “ambienti seri”, sembra quasi che io non riesca a modificare il mio atteggiamento in base a dove mi trovi, o almeno faccia grande fatica a farlo.

In poche parole a diciassette anni mi relaziono con il mondo esterno come se ne avessi cinque e fossi sul bruco mela, ovviamente tutto questo non può essere visto come un pregio e va sicuramente riadattato il più possibile a quello che la scuola ed i miei genitori mi chiedono.

L’enorme ma che sto tenendo sulla punta della lingua a riguardo è la gioia che questa infantile visione del mondo mi porta tutti i giorni, ridere fa bene e farlo spesso è fondamentale, poi certamente esistono luoghi e situazioni in cui non è concesso.

Il “non saper star fermo”, l’iperattività che caratterizza i bambini è inoltre un enorme vantaggio sugli altri quando mi ritrovo a fare qualcosa che amo e riesco ad incanalare in essa tutte quelle energie in più.

Seconda, ma non per importanza, troviamo la sincerità. Tu che stai leggendo ora ti chiederai come può la sincerità essere un difetto, come può dire effettivamente ciò che pensi diventare un problema nelle relazioni quotidiane con amici o addirittura estranei?

Amica n1: “Stefano questo top nuovo come mi sta?” Stefano:”Fa cagare, spero ti abbiano pagato loro per portarlo fuori dal negozio.”

Amica n2:”Stefano secondo te ho preso peso ultimamente?” Stefano:”Si decisamente, ma non è nulla di grave.”

Amico n1:”Stefano mi piace una ma…” Stefano:”Io ti voglio bene ma questa è fuori dalla tua portata, anni luce di distanza.”

Da questi brevi ma incisivi esempi si può capire come spesso i miei amici vorrebbero prendermi a pugni nelle gengive e come la sincerità costante sia un difetto enorme, per fortuna però esiste un enorme “ma” anche riguardo a questo punto della lista.

Il lato positivo, alla fine apprezzato anche dai pazzi che mi stanno accanto, è dato dalla capacità di dare un parere sincero, indipendentemente dalle circostanze, che può essere raro da trovare, soprattutto su argomenti più delicati. (il 90% delle volte però me la gioco per i pugni nelle gengive).

A seguire invece troviamo l’aspirazione alla mediocrità, che di lati positivi ne ha ben pochi e che mi porto dietro, soprattutto in ambito scolastico, da quando ho iniziato le elementari.

Aspirare alla mediocrità vuol dire fare sempre il minimo indispensabile, non essere interessato a spiccare o a cercare la lode, ma accontentarsi sempre del risultato minimo, o anche qualcosa di meno, pur di non dover faticare troppo.

Questo difetto è il preferito di mamma e papà che da anni cercano di spingermi emotivamente e di invogliarmi a cercare sempre l’eccellenza, ma io con gli eccellenti non mi ci trovo ed il percorso che ti porta sulla vetta è costellato di sacrifici.

Io ad essere sincero mi trovo molto meglio tra quelli “bravi che non si applicano”, quelli che il libri li aprono quando sono costretti perché come canta Ernia: “il casino prima si fa e poi si rimedia”.

Purtroppo però questa mentalità, che tanta tranquillità mi dona, dovrò cambiarla il prima possibile. Come sto imparando nell’ultimo anno :”nella vita chi fa il minimo ottiene il minimo ed il minimo, a conti fatti, fa un po’ schifo”.

Potrei continuare ed elencare altri difetti che mi caratterizzano, anche perché fidatevi che ce ne sono moltissimi, ma il senso rimarrebbe sempre e solo uno.

Dobbiamo, crescendo, trovare un equilibrio tra il limare, modellare e nascondere i nostri difetti e tra lo sfruttarli e renderli pregi, perché i nostri difetti ci caratterizzano forse più dei pregi stessi e perché per quanto possa sembrare strano ci sarà sempre qualcuno che li apprezza.

Proprio per questo voglio ringraziare quei deficienti che mi vogliono bene e che, giorno dopo giorno, mi sopportano e mi supportano, nonostante le mie mille pecche, la mia completa mancanza di zelo o eleganza e il mio estenuante modo di fare.

“Coltiva i tuoi difetti, che probabilmente sono la parte di te più interessante.” -Vicente Huidobro-

Tedx 2022

In questo ultimo mese ho avuto l’opportunità di collaborare con il team di Archimedia per la realizzazione del TedxRovigo Salon e del TedxRovigo.

É stata un’esperienza meravigliosa, sotto ogni aspetto possibile: lavorativo, umano, psicologico, formativo e tanti altri ancora. Ho avuto la possibilità di entrare in contatto con persone fenomenali, che lavorano in maniera avanguardista e che, cosa estremamente rara, sanno valorizzare i giovani.

La cosa divertente è che in mezzo a questi eventi ci sono finito per puro caso, un succedersi di coincidenze fortuite che mi hanno permesso di crescere, e non poco.

Appena il prof ha parlato della possibilità di lavorare ad un P.C.T.O. per l’organizzazione del TedxRovigo Salon mi sono subito candidato, ma la lista era lunga e i posti pochi, io poi non sono esattamente uno studente modello ed inizialmente sono stato scartato. Poi fortunatamente alcuni dei ragazzi che dovevano presentarsi al primo incontro non si sono presentati e mi è stata data la possibilità di entrare a fare parte del progetto.

Sono quindi stato accolto negli studi di Archimedia, dove ho visto per la prima volta “il mondo del lavoro”, completamente diverso da quello della scuola. Lo staff ha avuto il coraggio di puntare sui giovani, ragazzi della mia età che si sono messi in gioco, unendo le forze per la realizzazione di un evento, (Il salon), ed è stato un successone.

È stato un successone e sono stati felici del nostro lavoro, tanto da chiamarci per aiutare anche con il TedxRovigo ufficiale, passando così da una conferenza pomeridiana con un pubblico di 100 persone ad un vero e proprio evento di un’intera giornata, con un pubblico composto da ben 500.

Questa esperienza mi ha lasciato molto, mi ha insegnato a relazionarmi con le persone, a rispettare scadenze e responsabilità, (chi mi conosce sa che non è uno dei miei punti di forza), mi ha stimolato a lavorare con costanza e impegno e mi ha aiutato a capire come gestire “l’ansia da prestazione”.

La cosa che ha reso però unico questo capitolo, sperando di non dover smettere di scriverlo, sono state le conferme arrivate al lavoro svolto. I Feedback positivi che mi hanno stimolato durante il percorso, perché é proprio questo il motivo per cui considero il team di Archimedia tanto speciale. La passione che mettono nel loro lavoro e il modo in cui valorizzano ogni membro del team a mio parere è proprio il motivo del loro successo.

Poi diciamocelo, i Ted sono sempre i Ted, se c’è un modo per aprire la testa e cambiare le proprie idee, o trovare conferme importanti, è proprio partecipare a queste giornate.

Tra i volontari, nei suddetti giovani, mi sono reso conto che, come me, anche gli altri ragazzi avevano “fame” e che mai cazzata più grande del “questa generazione non ha voglia di fare nulla” fu detta.

I giovani, almeno alcuni, hanno voglia di mettersi in gioco, di dimostrare al mondo che ci sono e sono in grado di farsi valere; sta a voi adulti dar loro la possibilità di dimostrarlo e correre “il rischio” di fidarsi, fare il salto nel vuoto e darci la possibilità di far sentire al mondo la nostra voce.

A thea

Sono figlio unico, da piccolo ho sempre voluto un fratellino, ma non capendo come mai i miei genitori fossero così refrattari a comprarne uno ho deciso di optare per il cane.

Crescendo mi sono fatto degli amici, per loro immensa sfortuna. Amici di cui mi fidavo e con cui mi divertivo, ma qualcosa mancava. Sentivo di avere bisogno di quello che allora avrei definito un “migliore amico”, qualcuno con cui sfogarmi, poter parlare di tutto senza giudizi, con cui fare le peggio cazzate senza dovermi preoccupare di cosa avrebbe pensato.

La verità è che di migliori amici con cui fare questo ne ho sempre avuti, sono sempre rimasti al mio fianco e mi hanno sempre dato tutto, come io ho sempre dato tutto a loro, quello che mi mancava era proprio quel maledetto fratellino.

Poi ho conosciuto te, se qualcuno ti ha mandata ha palesemente sbagliato il sesso, perché mi sembra evidente che tu non possa essere definita fratellino, ma ci si accontenta dai.

Non ho la minima idea di cosa tu abbia visto in quel bimbominkia delle medie, ma ringrazio ogni giorno quel secondo in cui hai pensato: “puó essere un buon amico”. No, non sei la mia migliore amica, forse c’è stato un periodo in cui lo eri, forse nemmeno, sei famiglia, sei mia sorella.

Ne abbiamo passate tante da quando hai fatto l’errore di iniziare a uscire con me, figure di merda, pianti (più tu che io), casini, momenti da ricordare, periodi da buttare completamente, immensi gesti d’affetto e qualche errore di percorso. Tutte queste esperienze, momento per momento, hanno definito un rapporto unico, che ci aiutati a crescere, insieme.

Per una volta nella mia vita ho poco da dire, se non grazie. Grazie di essere la sorellina migliore che potesse capitarmi, grazie di avermi aiutato sempre, indipendentemente da quello che ti succedeva. Grazie di essere così forte dentro, di superare tutto quello che ti succede e di darmi così l’ispirazione per farcela anche io, grazie per quei piccoli gesti d’affetto e d’amicizia che significano invece un mondo intero. Grazie per non avere mai messo in dubbio il nostro rapporto, grazie per i musi che ci siamo tenuti per delle cazzate e grazie per la maturità con cui affronti la vita, anche quando davanti hai montagne che sembrano impossibili da scalare.

Grazie theina☯️.

Lista delle piccole cose belle

Mi piace quando la puntina gira sul vinile, prima che la musica inizi, facendo quel piccolo fruscio, un preludio magico e avvolgente, simile ai secondi che precedono un bacio.

Mi piace andare al solito bar, con i soliti amici, a prendere il solito spritz, servito dal solito barista e parlare delle solite cose, per isolarmi parzialmente dalle responsabilità che la vita vera mi custodisce attentamente nel frattempo.

Mi piace andare in skate la sera, sentire solo le rotelle mentre strisciano per terra e producono quel suono continuo e avvolgente.

Mi piace il naso bagnato di Bono che mi accoglie a casa saltandomi addosso, come se nei dieci minuti in cui sono stato fuori sia sopravvissuto ad una guerra, tre incendi e dodici incidenti.

Mi piace l’odore del maneggio, che si infiltra nei vestiti passando poi nella pelle e mi riaccompagna fedele da Badia alla doccia di casa, come le nuvolette che circondavano le torte lasciate a raffreddare nei cartoni di quando ero piccolo.

Mi piace brindare a chi parla male di me e adoro chi mi odia, puntualmente mi ricordate che siete meno di quelli che mi vogliono bene. (Sooooooca).

Mi piacciono i miei duecento soprannomi: Steps, Agno, Erme, Puffo, ecc… e mi immagino ognuno di questi nomi come una persona diversa, quando invece sono solo pezzi del mio carattere e della mia schizofrenia.

Mi piace scrivere e mi piace che la gente legga quello che scrivo, anche se comporta aprirmi ad un numero più ampio di persone, mi piace perché magari un mio pensiero può essere condiviso da più persone e toccare qualcuna di loro.

Mi piacciono i miei amici, sono persone su cui metterei le mani, le gambe, la faccia e i genitali sul fuoco; mi piace dargli consigli e mi piace quando loro li danno me, mi piace fare le cose più stupide con loro e forse potrebbe piacermi anche farci cose serie, ma quello ve lo saprò dire se mai le faremo.

Mi piacciono le kinder fetta al latte, quanto sono buone, non so cosa ci mettano dentro ma potrei nutrirmi di quelle fino a diventarne allergico, alternate ciclicamente da qualche kebab del K2.

Mi piacciono tutte queste piccole cose, cose che mi ricordano quanto sono fortunato e che vita bellissima faccio, mi ricordano come la vita sia troppo bella per non essere goduta al meglio. Ogni singolo secondo, di ogni fantastico minuto, di ogni magnifica ora, di ogni stupendo giorno, una bella piccola cosa alla volta.

Morire

Morire non mi spaventa. Lo so, sto facendo un’affermazione fortissima per un diciassettenne che della vita ne sa quanto Enzo Miccio ne sa di calcio, ma io questa paura della morte non l’ho mai capita.

Non credo nel paradiso o nell’inferno, non credo esista un grande dopo, non credo nell’elevazione dell’anima o nella reincarnazione, eppure non mi spaventa l’idea che prima o poi me ne andrò anche io. Con questo non sto dicendo di volere morire eh, (virtuale gesto simbolico per cacciare la iella), ma semplicemente posso affermare di sentirmi rassicurato dalla certezza che prima o poi smetterò di esistere.

L’idea che, alla fine dei giochi, dopo il triplice fischio, non dovrò assistere ai danni o ai miglioramenti che ho effettuato sul mondo mi permette di vivere con più leggerezza. (se stai leggendo Enzo il triplice fischio è il gesto con cui l’arbitro dichiara la fine della partita). Guardavo giusto ieri la meravigliosa serie di Zerocalcare su Netflix e sono rimasto profondamente colpito da una metafora che viene fatta. Ognuno di noi è un filo d’erba in un immenso prato e, non importa quanto ci si possa sforzare, prima o poi verremo dimenticati, senza aver cambiato nulla nell’infinita storia dell’universo.

Ma non è pazzesco? Non è meraviglioso vivere questa microscopica parentesi, che sarà sempre e solo nostra, senza dover affrontare il giudizio di qualcuno? L’idea di poter diventare tutto ciò che ti pare, di non dover fare i conti con nessun limite, se non quelli che tu stesso decidi di importi, non dovrebbe rassicurare? Il vuoto che segue è solo la scritta “the end” dopo un meraviglioso lieto fine, la vita è una ed è proprio questo che la rende unica.

Con questo non sto consigliando a quei pochi pazzi che mi leggono di vivere una vita all’insegna dell’anarchia perché tanto le conseguenze non vi raggiungeranno mai, ma sto solo dicendo che io non voglio vivere in funzione del dopo.

Sto decidendo di fare del bene per il gusto di farlo, non con lo scopo di avanzare di tre caselle nel gioco dell’oca per il paradiso, sto decidendo di gustarmi ogni secondo di quello che ho ora e non attendere passivamente la propria sorte. (cosa che facciamo un po’ tutti, me compreso).

Sto scegliendo di fare tutte le esperienze che la vita mi proporrà, affamato di novità, conoscenza, passione, sto scegliendo di diventare padrone del mio destino.

Carpe diem.

Concretezza

Siamo nel ventunesimo secolo, l’era dei social, l’era delle storie su insta, l’era del Netflix and Chill, l’era delle lotte sociali e dei cambiamenti.

Siamo in un periodo di stallo, probabilmente sull’orlo di un collasso globale che vedrà coinvolti noi ed i nostri figli e ci costringerà ad evolverci o a perire tra le fiamme del consumismo, (io compreso dato che sto scrivendo l’articolo da un macbook).

S.O.S. Terra - Partita Tripla

Ma in quest’era di stallo chi ha il coraggio di fare qualcosa? Chi ha il coraggio di fare la differenza e combattere per quello in cui crede? Chi vuole alzarsi e cambiare il mondo? Beh la risposta, che posso trarre dalla mia breve esperienza da adolescente, è un po’ triste: ASSOLUTAMENTE NESSUNO.

Io stesso sono uno dei tanti Italiani viziati, che vivono in una delle società occidentali più ricche del mondo e non fa nulla per cambiare tutto ciò perché, diciamocelo, quanto è bello crogiolarsi nell’ozio…

Fare qualcosa sarebbe facile, ma richiederebbe uno sforzo verso il prossimo, che pur se minimo, non ci sembra necessario; non vale la pena muoversi se non per fare dl bene a noi stessi, solo ed unicamente a noi stessi.

Pensiamoci un attimo, cosa conta davvero: fare qualcosa oppure fare vedere che si sta facendo qualcosa? Beh mi sembra evidente sia la seconda, non ci importa di fare del bene al prossimo, ma di fare vedere che lo stiamo facendo, per ergerci a paladini di qualcosa e guadagnare popolarità.

Faccio un esempio semplice, per rimproverare anche me stesso: i “Fridays for future”, che belli, non ne ho perso uno! Un branco di scimmie adolescenti che girano per il centro, urlando slogan che già non venivano ascoltati minimamente trent’anni fa, quando a pronunciarli erano hippies di quaranta che giravano sui furgoncini della volkswagen.

Fridays For Future - Rovigo - Home | Facebook

Ora, immaginiamo per un secondo che io e quei mille ragazzi, invece di vagabondare per la città bloccando il traffico e sporcando le strade, ci fossimo divisi in gruppi e avessimo pulito gli argini dei fiumi dalla plastica. Quello si che avrebbe avuto un impatto ambientale utile; ma allo stesso tempo ci avrebbe costretto a rinunciare al cornetto preso al bar e al kebab a metà mattina, che effettivamente è afrodisiaco.

Il nostro mondo è in costante declino, la nostra società è ancora basata sull’odio nei confronti delle minoranze, lo stato italiano ha più debiti di un divorziato alcolizzato quarantenne, che soffre di ludopatia e vive nello scantinato dei suoi genitori, ma ci va bene.

Va bene a me, va bene a voi e va bene a quasi tutti, perché nel mezzo di questo declino generale nessuno ha intenzione di fare nulla; se non lamentarsi di quanto tutto ciò faccia schifo con un penoso articolo su WordPress.

L’oroscopo

L’oroscopo! L’oroscopo è una teoria inventata circa 3000 anni fa dai babilonesi, (già qui la situazione è piuttosto comica), un popolo molto importante per la storia dell’astrologia, in quanto i primi ad inventare strumenti che li rendessero capaci di osservare il movimento di stelle e pianeti con maggior chiarezza. (non telescopi elettronici eh, stiamo parlando più di meridiane e luoghi simili a Stonehenge).

Questo permise al primitivo popolo della mezzaluna fertile, di tracciare un calendario più o meno efficace, basandosi sulla ricorrenza temporale con cui alcune costellazioni apparivano sopra la loro antica testa pelosa.

Il destino e la fortuna per i babilonesi… - PortaleCittadino

Con il tempo e con maggiore osservazioni essi si accorsero che, forzando un po’ le cose, alcune costellazioni apparse frequentemente erano simili a dei simboli da loro usati per scrivere.

Scelsero perciò di dare ad ognuna di queste combinazioni di astri delle qualità. Per esempio alle stelle che formavano una figura simile a quella utilizzata per rappresentare un leone, essi davano caratteristiche come forza e leadership. (Se vi ricorda qualcosa è perché oroscopo.it si affida ai babilonesi e scrive : Le grandi forze del Leone sono la creatività, l’idealismo e la propensione al comando.)

Adesso, ragionandoci un attimo, possiamo renderci conto di come tutto ciò non possa funzionare. Stiamo parlando di un popolo vissuto circa 2200 anni prima delle iniziali forme di telescopio, che decise di dare a delle stelle dei significati simbolici basati su geroglifici da loro stessi inventati… non proprio una fonte affidabile che dite? Diciamo che mi fiderei di più di loro che della Bibbia certo, ma che allo stesso tempo preferirei affidarmi a una rivista scientifica come, che ne so, Focus?

Sono proprio un ragazzo fortunato! Focus ha fatto un articolo dove parla del perché credere o non credere all’oroscopo!

In sostanza tra le motivazioni del perché non crederci troviamo: “non ci sono prove scientifiche a riguardo”, mentre nel perché crederci troviamo: “beh si insomma, cioè, da un punto di vista psicologico, insomma, cioè, vi aiuta ad affrontare la realtà, insomma, vi convince di essere capaci di leggere il mondo e dai, vi fa stare tranquilli, non c’è nulla di male eh, non è mica frustrante per una rivista scientifica leggere ste cazzate.”

Focus teoricamente non ha nemmeno torto quando dice che non c’è niente di male, é giusto credere in qualcosa che vi faccia stare bene, anche se è una bugia che raccontavano tremila anni fa per spiegarsi come mai quel mese non aveva piovuto, (io ogni anno credo che la Juve possa vincere la champions), quello che non è giusto però è lasciare che essa monopolizzi la tua vita.

Ora so già che qualcuno di voi starà dicendo: “si ma per quanto sia una cazzata l’oroscopo con me non ha mai sbagliato eh! Questo come me lo spieghi brutto presuntuoso 16enne sapientino?”

Questo potrebbe essere vero, anche se ne dubito fortemente, ma purtroppo per voi si spiega con l’effetto Forer che, guarda caso, è un altra fonte scientifica provata in seguito ad attenti esperimenti.

Ma sta parlando proprio di me" - Ecco come faccio a fartelo credere -  Propagando

Forer è uno scienziato del 1948, un omone vissuto nel dopoguerra, che fece un esperimento molto particolare: egli prese circa 40 persone e pose loro le domande identificative dei segni zodiacali.

Indovinate un po’? le persone si identificavano nella maggior parte delle domande a loro poste, per esempio: quando si chiedeva loro se fossero “timidi alle volte, ma capaci di tirare fuori molto coraggio” la loro risposta era si, e allo stesso modo, rispondevano si quando si chiedeva loro: “ti interessa dell’opinione altrui ma alle volte sei capace di non farci caso e proseguire sul tuo cammino?”.

Questo perché tutte le incredibili previsioni dello zodiaco che non vi hanno mai deluso sono, in realtà, fatte a stampo sulla popolazione, per adattarsi, ognuna al maggior numero di persone possibile. Prendiamo, per fare un esempio, una frase inventata: “Hai una grande forza di volontà, ma quando parli con chi ami non sai dire di no.”, questa frase si addirà alla maggior parte delle persone, indipendentemente che esse appartengano ad un segno di terra, aria, acqua, fogna o attico in centro a Milano.

Detto ciò vi propongo un gioco per rendervi conto dell’esistenza del suddetto effetto Forer: la prossima volta che accenderete la tv e guarderete un programma per bimbi speciali tenuto da Paolo Fox, oppure aprirete i post di una pagina Instagram a tema zodiaco il cui numero di neuroni medio per follower è tredici, provate a leggere con attenzione l’oroscopo del giorno.

“Troppo facile” direte, “lo faccio sempre! Sennò come potrei decidere se andare al lavoro o giocare la schedina?”. Per leggere attentamente intendo un segno scelto a caso che non sia il vostro, per vedere se vi ci identifichereste o meno. Nel caso la risposta sia si per cortesia smettetela di guardare le stelle e giocatevi il due fisso su Juve-Benevento che oggi c’è la luna in Vergine.